lunedì, agosto 11, 2014

Black&Flick Intervista a Giancarlo FILACCHIONE #PlaySubbuteo



GIANCARLO FILACCHIONE
A cura di Enrico Guidi


D1: Come e quando hai iniziato a giocare Subbuteo?
R: Con la pubblicità su Topolino e sull'almanacco Panini. Io venivo dalla Bottonella (il subbuteo dei poveri) e mi sentivo già "campione". Era la seconda metà del 1973, poi venne il campionato regionale ed infine Arenzano. Questi eventi mi diedero la "giusta misura" di quanto valessi: il 2-7 con Beverini fu uno shock che non mi ha più lasciato.

D2: Qual è stato il tuo passaggio all'attività agonistica, in quali anni e in che club hai giocato?
R: Fu la notizia che un torneo regionale (aprile 1974) poteva mandarmi a Monaco di Baviera ad indirizzarmi all'agonismo. Mai ho voluto appartenere ad un club. Amo la "singolarità".



D3: Cosa era il subbuteo per te all'epoca e come lo vedi oggi?
R: Era il sogno di riprodurre il calcio, di trasformarmi in un "allenatore". Per questo giocavo in modo tale da far assomigliare il mio gioco a quello del vero calcio olandese... ma con quelle regole era un rischio.

D4: Come sceglievi i materiali per giocare? Avevi possibilità di scegliere i materiali migliori grazie ai Parodi?
R: Non mi sono mai concentrato sulla possibilità di migliorare tecnologicamente (per me andava bene qualsiasi base).

D5: Come ci si preparava una squadra da torneo? Si modificavano i materiali?
R: Si parlava di raddoppiare i tondini nella base, di limare il bordo delle basi stesse. Si dicevano tante cose, ma a me non interessavano.




D6: Usavi il lucido?
R: Fu Beverini a lasciarci a bocca aperta nel dicembre 1974: I suoi omini scorrevano facilmente lungo tutto il campo. Giovannella*, il più furbo di noi escalmò: "Usano uno spray per i mobili!" Il giorno dopo era domenica, a casa provammo di tutto e qualche vantaggio arrivò: invece di perdere 3-7 persi solo 0-3 con Beverini! [ndr Carlo grande giocatore laziale dell'epoca nonchè amico e compagno di Giancarlo in quelle prime avventure subbuteistiche]



D7: Hai ancora materiale dell'epoca?
R: Tutto andato!




D8: Come ci si procurava le palline migliori? Era difficile averle?
R: Non ho mai cercato le palline migliori: come ho detto prima, il perfezionamento tecnologico non mi mai interessato. Volevo solo giocare come una squadra di vero calcio, anche a costo di sbagliare.

D9: Ti allenavi? Allora c'era il concetto di allenamento?
R:Altro che: per ore! Ma non in modo "scientifico". Si cercava inconsciamente di produrre azioni veloci che in qualche modo sembrassero "vero calcio". Ma il concetto di "portatore"non era ancora balenato. [ndr il "portatore" di palla è stato introdotto dallo stesso Filacchione nella stesura di un suo nuovo regolamento, le "Regole FAIR PLAY" e verrà chiarito in seguito]


D10: Con quali dimensioni di palline hai giocato e con quali modelli se lo ricordi?
R: La pallina "standard" necessariamente. Ma era troppo grossa, anche se prevista dal regolamento. Usammo la FF (la piccola) soltanto per sperimentare con Amadei*: andava benissimo e rimbalzava anche all'indietro!
[ndr Nino Amadei, amico intimo ed estensore delle Regole FAIR PLAY insieme a Giancarlo]

D11: Ricordi come andava tenuto il portiere... e di che colore era il tuo?
R: In un modo indegno: il sostegno interno [ndr Giancarlo intende la barra antintrusione delle nuove porte in ferro che ha visto nei tornei di cdtnon esisteva]. C'era solo l'obbligo di tenere agganciata la rete agli angoli interni; perciò si poteva spingere l'asta di traverso, fino a quasi toccare il palo.

D12: C'era fair play all'epoca nei tornei?
R: C'è sempre stato; anche nelle amichevoli si faceva benissimo a meno dell'arbitro. Il subbuteo è "magico": annulla i cattivi pensieri e non fa venir voglia di barare. Eppure con quelle regole si sarebbe potuto eccome!
[ndr beata innocenza di Giancarlo]

D13: Raccontaci qualcosa su come si risolvevano i dubbi nell'arbitraggio…
R: Si accettava la decisione e basta. Non ci veniva mai voglia di controbattere una decisione arbitrale. "Rispetto": questa era la tacita regola a cui nessuno cui io sappia ha disatteso. "Incredibile!"

D14: Raccontaci qualcosa riguardo allo spirito con cui si affrontava il gioco… cosa significava un tempo l'agonismo nel Subbuteo?
R: Mi piange il cuore a pensare all'entusiasmo calcistico che animava giocatori come Dotto, Lombardo e gli altri. Magari avessero conosciuto le Regole FAIR PLAY: le avrebbero fatte "vivere" nel modo migliore!




D15: Come mantenevi il contatto con il circuito di gioco?
R: Giovannella, Giovannella ed ancora Giovannella. Carlo non era un giocatore del futuro, ma un organizzatore dell'oggi. Senza di lui era impensabile andare avanti.

D16: Cosa ricordi dei Parodi?
R: La cortesi, la semplicità. Sono contento anche per loro di aver contribuito alla nascita delle Regole FAIR PLAY! Hanno fatto tanto per il Subbuteo in Italia. Di più non potevano!





D17: Quante partite hai giocato con la nazionale italiana?
R: Una: la partita dimostrativa contro gli americani facenti parte della nazionale statunitense venuta a Roma per una amichevole di calcio.

D18: Conoscevi il circuito di gioco ETF (European Table Football)?
R: No.

D19: Sentivate invece di far parte di una "Federazione" (italiana)?
R: No: ci sentivamo legati alla ditta "Parodi". Era il nostro vero "riferimento". Sono in debito morale con loro.




D20: E' vera la voce che in nazionale era obbligatorio usare le figure dell'Italia?
R: Mai usate.

D21: Quanto era precisa la definizione di “gioco/sport” data ufficialmente dalla Subbuteo dell'epoca?
R:Non ci siamo mai sentiti "sportivi".

D22: Chi erano i giocatori italiani più forti?
R: Beverini, in assoluto; un campione soprattutto per la "lealtà nel colpire a punta di dito".

D23: Differenze di gioco tra italiani e stranieri...
R: Mai affrontati, esclusi gli statunitensi.


D24: Raccontaci le cose che ricordi con più piacere di quegli anni…
R: I viaggi in autobus verso zone di Roma mai frequentate; il bussare a porte sconosciute; incontrare gli altri. Il viaggio verso Arenzano per i campionati e tutto quello che ne seguì. Furono due giorni pieni di emozioni.



D25: Le tue Regole Fair Play perchè sono nate?
R: Perchè volevano "nascere", perchè i tempi sono maturi, perchè il calcio da tavolo ha raggiunto una perfezione "noiosa" e quindi c'è bisogno di "aria nuova".

D26: Raccontaci i ruoli di coloro che ne hanno contribuito alla loro formazione ed estensione attuale ed il loro contributo ad esse.
R: Amadei: senza di lui, non avremmo iniziato la sperimentazione. Guidi: grazie a lui si è ripreso di fatto a sperimentare. Sonnino: grazie a lui ed alla sua insistenza abbiamo trovato la forza di concludere a tempo di record.



Giancarlo FILACCHIONE ultimo dei romantici del Subbuteo, amico sincero, grande sognatore e forse ultimo dei gentiluomini, ci ha concesso questo suo spicchio di storia del Subbuteo e noi de ilForumSubbuteo lo ringraziamo sinceramente con la speranza di fare insieme a lui il primo match con le Regole FAIR PLAY.




Intervista a cura di Enrico Guidi
Elaborazione delle stampe d'epoca messe a disposizione da Giancarlo Filacchione: 
Luca Rajna TSC BlackRose'98 Roma
in collaborazione 
www.ilforumsubbuteo.forumfree.it

2 commenti:

  1. Grandissimo Giancarlo. Quanti viaggi a Cinecitta' a casa tua e tu da me e mio cugino al Nuovo Salario. E quante partite tra la tua Lazioe e la mia Juve, e' le basi che scivolavano ? Giovannella scovo' il Pronto, ma durava poco, io usavo lo spary al sylicone Owenspray ed era il mio segreto, durava per sempre !!! La sua frase storica : il mio nome e' Giancarlo, prima gioco e dopo parlo !!! Un gran salutone ed in bocca al lupo. Andrea Dotto.

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    1. Ciao Andrea ti aspettiamo nel nuovo Centro Sportivo in Miniatura in Via Filippo Nicolai, 76, 00136 Roma RM, zona Balduina. www,centrosportivoinmiatura.it

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